IL MONASTERO DI SANT’ANTONIO
Indirizzo: via del Plebiscito 81031 Aversa CE
A. CRONOLOGIA
Fondazione: XIII
Trasformazioni successive: ampliamento del 1619
lavori in stucco e marmo tra il 1771-1785
Restauri: restauro post terremoto del 1694
restauro post-bellico
restauro post terremoto del 1980
B. STORIA
Il convento di Sant’Antonio di Aversa fu fondato nel XIII, contemporaneamente all’arrivo dei francescani in città, probabilmente favorito dal vescovo Giovanni Lamberto che fu amico di S. Francesco. Si ha notizia della sua esistenza già nel 1231 poiché in un documento del codice di San Biagio del 1 aprile 1231, la chiesa viene menzionata come già esistente (di LUCCA 2001/2002, pp. 35-36). La chiesa era precedentemente intitolata a Sant’Antonio Abate e venne poi dedicata al santo di Padova in seguito alla sua canonizzazione, avvenuta nel 1231. Sebbene siano poche le notizie sulla sua costruzione, la chiesa conserva l’articolazione delle origini, come l’arcone a sesto acuto, attraverso il quale si accede all’area presbiteriale coperta a crociera, la trifora trilobata ogivale che ne illumina lo spazio e due portalini archiacuti. Le sue pareti dovevano essere completamente affrescate, come si può notare dalle tracce di decorazione pittorica policroma rimaste sulle nervature dell’arco trionfale e sulla trifora. Anche il monastero conserva le arcate ogivali del primo ordine del chiostro. Un suo ampliamento risale al 1619, in seguito all’acquisto di una casa che fiancheggiava il dormitorio del convento (PARENTE 1858, pp. 79-81). Il terremoto del 1608 danneggiò il campanile facendo cadere la cella ottagonale ed il cupolino sulla chiesa, procurando peraltro gravi lesioni all’altare maggiore e al convento. Un successivo terremoto fece cadere il muro esterno della chiesa nel 1805. Fu in seguito al terribile terremoto del 1694, seguito da quello del 1702, che il complesso venne restaurato e la chiesa completamente trasformata secondo il nuovo gusto (PARENTE 1858, pp. 83, 87). Gli stucchi barocchi nascosero le originarie strutture gotiche, le finestre archiacute furono occluse e l’arcone trionfale venne abbassato per renderlo a tutto sesto, mentre un organo barocco fu posto in luogo della trifora (RASCATO 1993, pp. 63-64). Il monastero era stato importante luogo di Studi Minoritici fin dal ‘300. Inoltre, fu spesso scelto come sede per i Capitoli provinciali dell’Ordine dal ‘500, durante i quali venivano eletti i Superiori Provinciali, e per la consegna delle insegne dottorali ai frati che non si laureavano nelle Università pubbliche (RASCATO 1993, pp. 35; RONGA 2016, p. 124). Una nuova campagna di lavori venne attuata dai frati in seguito alla richiesta fatta alla Real Camera di Santa Chiara nel 1771. Non sappiamo quando cominciarono le opere, ma sono ancora documentate fino agli anni 80 del ‘700. Nel 1779 venne stipulato il contratto con gli stuccatori Farinaro, che s’impegnavano ad eseguire le decorazioni in stucco secondo il disegno del Regio Ingegnere napoletano, Michele Angelo Arinella (FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 238-239). Per poter proseguire i lavori i frati nel 1780 fecero richiesta di prestiti alla Real Camera, poiché i restauri erano rimasti a metà dell’opera (di LUCCA 2001/2002, pp. 45-49). Le ultime notizie di questa campagna di lavoro risalgono poi all’85, quando venne realizzata la balaustra dell’altare maggiore dai mastri marmorari napoletani, Bartolomeo Trinchese e Antonio Marra, su disegno di F. Saverio Trezza (FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 238-239). Un successivo terremoto, nel 1805, fece cadere parzialmente il muro esterno della chiesa, lungo via Seggio, che venne consolidato con una robusta cinta muraria (PARENTE 1858, p. 83)
Il complesso fu soppresso in seguito al decreto del 7 agosto 1809 e consegnato il 25 marzo 1810 al Demanio, rappresentato dal sindaco Giuseppe d’Amore, che affidò la chiesa a dei sacerdoti che di volta in volta ne divenivano custodi. Il convento, invece, divenne dal 1816 luogo deputato come alloggio delle truppe che erano di passaggio; PARENTE 1858, p. 81). Nel 1826, il Padre Generale dei Minori Conventuali chiese al sindaco di poter riottenere la struttura, ma fu solo nel 1832 che poterono rientrare nel convento, entrando in possesso solo di una metà dell’edificio destinata ad Ospizio e ad ospitare le truppe di passaggio nel ‘35. I frati s’impegnavano inoltre ad effettuare lavori di riparazioni e a restituire l’edificio al Comune qualora non vi dimorassero più i frati. Nel 1840, invece, i Conventuali ottennero anche l’altra metà del convento, che accettarono come grancia del convento di San Lorenzo di Napoli (PARENTE 1858, pp. 81-83; (di LUCCA 2001/2002, p. 51; RASCATO 1993, p. 41; RONGA 2016, p. 124). I Conventuali furono costretti a lasciare nuovamente il convento dopo la soppressione del 1866, in seguito alla quale la chiesa venne affidata ai sacerdoti secolari e nel monastero fu aperta una scuola comunale (RASCATO 1993, pp. 13, 64).
Le successive notizie della chiesa risalgono al 1949, quando vi fu trasferita la parrocchia di Sant’Andrea Apostolo, il cui rettore-parroco era P. Loreto Liguori. Questi si occupò della realizzazione degli interventi di restauro post-bellici e dotò la chiesa di un trono di marmo dedicato al Santo (RASCATO 1993, p. 64).
In seguito al terremoto dell’80, vennero effettuati lavori di restauro diretti dall’architetto Arturo Pozzi e dall’ingegnere Raffaele Maisto, che riportarono alla luce le antiche strutture gotiche come la trifora duecentesca, che nell’87 venne dotata di nuove vetrate istoriate, ideate dal frate minore conventuale P. Tarcisio Musto. Fu poi nel 1982 che il vescovo Giovanni Gazza affidò nuovamente ai Conventuali il convento e la chiesa. Quest’ultima fu riaperta nel 1986, mentre nell’88 una parte fatiscente del convento fu ceduta dal sindaco come “pars Congrua” (RASCATO 1993, pp. 11, 64-65, 67, 69; RONGA 2016, p. 124). I Frati Minori Conventuali abitarono il complesso fino al 2017, anno in cui venne dichiarato inagibile, per cui furono costretti a trasferirsi altrove. Negli anni successivi, sono stati effettuati i lavori necessari per mettere in sicurezza la chiesa, che è stata riaperta al culto il 16 marzo 2021, mentre il convento resta ancora chiuso (https://www.diocesiaversa.it/martedi-16-marzo-2021-riapre-al-culto-la-chiesa-di-antantonio-al-seggio-in-aversa/).
C. DESCRIZIONE ARCHITETTONICA
La chiesa si presenta ad aula unica coperta da un cassettonato ligneo a lacunari ottagonali con motivi floreali. Le pareti laterali sono divise in due registri sovrapposti, suddivisi da un’aggettante cornice marcapiano. Nel primo registro, coppie di lesene binate dal capitello composito sorreggono la trabeazione rettilinea e inquadrano le tre brevi cappelle che ospitano dipinti della Madonna e di santi collocati sopra gli altari in marmo. Le cornici dei quadri sono a loro volta sormontate da conchiglie rovesciate da cui dipartono racemi di fogliame e fiori. Nel registro superiore, invece, si aprono finestre ovali fiancheggiate da semplici lesene, che presentano angeli e motivi floreali sulla parte alta della cornice. Il cornicione marcapiano correndo tutt’intorno accompagna l’occhio dell’osservatore fino alla zona presbiteriale, alla quale si accede dall’arco trionfale a sesto acuto. Il coro a terminazione rettilinea conserva la copertura con volta a crociera ogivale e la trifora dallo stesso profilo nella parete terminale.
La facciata della chiesa, restaurata dopo il terremoto del 1980, si presenta molto semplice. Il suo slancio verticale è smorzato da una sottile cornice marcapiano orizzontale che separa l’ordine inferiore, su cui si apre l’alto portale d’ingresso a sesto acuto, da quello superiore in cui insistono due monofore e un piccolo rosone oggi tompagnati. L’unico movimento è dato dal contrasto tra l’intonaco e i mattoni di tufo a vista nei profili angolari.
Il campanile a pianta quadrata sorge nell’angolo sud-orientale del chiostro. Esso conserva nei primi due registri le aperture dal profilo archiacuto, mentre quelle del penultimo ordine e della cella campanaria sono invece a tutto sesto. In origine terminava con una cella ottagonale cuspidata, crollata con il terremoto del 1694.
Il convento, edificato inglobando il campanile romanico preesistente, si sviluppa intorno a un chiostro di pianta rettangolare su cui si affaccia un porticato che conserva le arcate a sesto acuto e le volte di copertura a crociera. Sui pilastri tra le arcate vi sono paraste dal capitello di ordine tuscanico che attraverso elementi architettonici si raccordano al balcone del secondo ordine, costruito in epoca successiva, su cui si affacciano le porte di ingresso agli ambienti che oggi sono inagibili.
Bibliografia:
GAETANO PARENTE, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa, v. II, Tip. Cardamone, Napoli 1858
ERNESTO RASCATO (a cura di), Presenza francescana conventuale in Aversa. Fede, storia, Arte, Aversa 1993
GIOSI AMIRANTE, Aversa. Dalle origini al Settecento, ESI, Napoli 1998
EMILIA BIANCA di LUCCA, Architettura degli Ordini Mendicanti ad Aversa, Tesi di Laurea in storia dell’architettura medievale, Relatore Prof. Maria Gabriella Pezone, a.a. 2001/2002
GIUSEPPE FIENGO-LUIGI GUERRIERO, Il Centro storico di Aversa, Tomo I-II, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2002
NELLO RONGA, Appunti per una storia della famiglia francescana nella diocesi di Aversa, in, «Raccolta rassegna storica dei Comuni», Giacinto Libertini (a cura di), Vol. 29-Anno 2015, ISTITUTO DI STUDI ATELLANI 2016, pp. 115-141
https://www.diocesiaversa.it/martedi-16-marzo-2021-riapre-al-culto-la-chiesa-di-antantonio-al-seggio-in-aversa/