Abstract: The early medieval monastery of San Vittorino , of which many structures remain, was enclosed by 4th-century walls and located on the southern side of the Colle della Guardia. Documented in April 1016, the coenoby was founded on the initiative of the nuns of San Salvatore di Alife, who had escaped the pillage and burning of their monastery by the Saracens during the years of rule of the Beneficial principality.
The nuns escaped the pillage and burning of their monastery by the Saracens during the years of rule of the principality of Benevento and Capua by Atenolfo I (who died in 910) and his son Landolfo I (who ruled until 643 in association with his brother Atenolfo II).
1. Storia
Il monastero altomedievale di San Vittorino , di cui restano numerose strutture, era racchiuso dalle mura di cinta del IV secolo e collocato nella parte meridionale del colle della Guardia,. Documentato nell’aprile 1016, il cenobio fu fondato per iniziativa delle monache di San Salvatore di Alife: scampate al saccheggio e all’incendio del loro monastero compiuto dai Saraceni negli
anni di governo del principato di Benevento e Capua da parte di Atenolfo I (che morì nel 910) e del figlio Landolfo I (che governò fino al 643 in associazione col fratello Atenolfo II). Le monache, in un primo momento, si rifuggiarono presso la chiesa di Santa Croce, collocata fuori porta Somma. Il Chronicon Vulturnense indica che dopo il soggiorno presso Santa Croce fu affidata loro la chiesa di San Vittorino nei pressi della quale edificarono il loro monastero, verosimilmente negli anni di governo di Landolfo I e Atenolfo II.
Il papa Alessandro III ,il 26 aprile 1168, sottrasse il monastero alla dipendenza volturnense ponendolo sotto la giurisdizione della Santa Sede. Concese alle monache il diritto di eleggere le badesse con benedizione del romano pontefice e accordò loro la facoltà di accogliere nel cenobio i mercanti e i forestieri. Nel 1446, papa Paolo II affidò la consacrazione delle nuove badesse ad un vescovo scelto dalla comunità monastica. Fra i numerosi possedimenti si ricordano il monastero di San Salvatore di Alife ricostituitosi alle dipendenze di San Vincenzo al Volturno alla metà del secolo X, quindi attribuito a San Vittorino nel 1168 e le chiese di San Salvatore di Prata (forse Sannitica), di Santa Croce a Porta Somma e di San Severiano nel feudo di Cancelleria, presso Benevento; nel 1308 la rendita imponibile ammontava a trentadue once, su cui gravava una decima di tre once e sei tareni. Il numero delle monache fu incrementato grazie all’aggregazione della soppressa comunità cenobitica di San Diodato. Ci furono , perciò, lavori di ampliamento commissionati dall’arcivescovo Pompeo Arrigoni che aggregò a San Vittorino la chiesa dei Santi
Simone e Giuda, poi ridotta a giardino, e fece abbattere l’altra chiesa di San Leucio di Porta Somma, perché se ne usassero le «pietre per la frabeca»33. Nel 1628, quando erano ancora in corso i lavori di ampliamento e abbellimento della chiesa che era stata restaurata nel 1207, il monastero
ospitava ventiquattro monache professe; nel 1737 se ne contavano trentanove. Ricostruito dopo il terremoto del 5 giugno 168837 venne prontamente restaurato dopo i guasti prodotti dal sisma del 14 marzo 1702. Chiuso temporanemente nel 1799, il monastero fu soppresso nell’ottobre 1806:
la chiesa e gran parte dell’edificio furono vendute nel 1809 per la somma di 3.600 ducati38, passando quindi, tra il 1834 e il 1900, all’Orfanotrofio dell’Annunziata. Attualmente l’ex complesso monastico, sensibilmente trasformato, ospita un Dipartimento dell’Università degli studi del Sannio.
2. La Struttura
Le strutture più antiche del monastero possono essere identificate in alcuni vani con soffitto a volte e con archi, realizzati in pietre di tufo squadrate e mattoni romani di reimpiego. Ci sono due chiostri: il più antico è quello meridionale, probabilmente, in origine, simile a quello di Santa Sofia, con quadrifore. Attorno al chiostro si articolavano gli ambienti più importanti del monastero. Si scorge un’antica struttura corperta da supefetazioni moderne che potrebbe essere identificato col campanile della chiesa duecentesca . La chiesa è stata individuata in un vano posto sul lato occidentale del chiostro antico. Nel XVII secolo furono costruiti un nuovo chiostro e una nuova chiesa.
Il refettorio è stato identificato da affreschi che rittraggono una mensa.
3. Bibliografia
Elio Galasso, L’abbazia longobarda di San Vittorino in Benevento, Benevento, Museo del Sannio, 1988.
Carmelo Lepore, Monasticon Beneventanum, in Studi Beneventani, n. 6, 1995, pp. 25-168.
Marcello Rotili, Benevento romana e longobarda. L’immagine urbana, Ercolano, Banca Sannitica, 1986, p. 111.
M. Rotili , Spazi monastici a Benevento. Hortus artium medievalium, 23, 2017: 240-26