IL CONSERVATORIO DI SANT’ANNA
Indirizzo: Piazza Magenta, 81031 Aversa CE

 

     

A. CRONOLOGIA
Fondazione: XVIII secolo
Trasformazioni successive: 1728 iniziarono i lavori del Conservatorio
lavori di adeguamento a destinazione d’uso scolastico (XX sec.)
Restauri: post terremoto del 1980

B. STORIA
Poche sono le notizie che riguardano le origini della chiesa dedicata a Sant’Anna. Dal Parente sappiamo che inizialmente era retta da laici, ma al tempo in cui egli scrive apparteneva, invece, alle religiose dell’Ordine domenicano. Dal 1680 in essa vi era una Confraternita intitolata a Sant’Anna, che al tempo del Parente già non esisteva più (PARENTE 1858, p. 26). Essa, con ogni probabilità, seguì le vicende del Conservatorio, poiché fu fondato con i soldi del lascito testamentario del chierico Annibale Fedele di Venere, che nel suo ultimo testamento del 1708 indicava come proprio erede un “Conservatorio di zitelle nobili civili o cittadine nate di legitimo matrimonio”, con il desiderio che venisse eretto nella sua casa e che non fosse mai diventato “clausura”. In seguito alla sua morte, avvenuta due anni dopo, gli esecutori testamentari fecero presente al vescovo Innico Caracciolo che alcuni periti avevano verificato lo stato fatiscente della casa del testatore, pertanto sarebbe stato molto difficile e dispendioso trasformarla in chiesa e conservatorio, anche perché le dimensioni non erano adatte. Gli stessi perciò avanzarono la proposta di affidare alla Confraternita di Sant’Anna la fondazione del nuovo Conservatorio. Infatti, i confratelli nel 1719 concessero a tale scopo la loro chiesa situata sulle antiche mura della città e nel 1726 la curia vescovile di Aversa accettò la richiesta (PARENTE 1858, pp. 26-27). Intanto, la casa di Annibale Fedele fu venduta e col ricavato venne acquistata una casa palaziata dalla famiglia Biancolella nel 1727, per 770 ducati, che “era attaccata alla detta chiesa di S. Anna ora Convervatorio”, per poterla inglobare nel ritiro (ASCe, Notai, Nunzio Donato Gallucci, a. 1768, fol. 169; FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 608; PARENTE 1858, p. 27).
I lavori ebbero inizio il 23 giugno 1728 e pochi mesi dopo altre donazioni permisero la costruzione di una sacrestia sulle antiche mura della città, su un terreno che si trovava dietro alla chiesa (PARENTE 1858, p. 27, II, p. 401 e seg.; AMIRANTE 1998, pp. 147, 192, n. 51). Le opere proseguirono almeno fino al 1737, anno in cui veniva ancora pagato il capomastro Paolo Cangiano per lavori di fabbrica nel Conservatorio. Questa notizia riportata da un documento notarile corregge la data citata dal Parente, secondo il quale l’edificio era compiuto nel 1735. Inoltre, per completare i lavori, che risultavano già iniziati, gli amministratori avrebbero dovuto acquistare una parte del giardino di Giuseppe d’Uva (ASCe, Notai, Nicola Melorio, V. 8079, a. 1737, foll. 250, 476, 483, 586; ivi, v. 8082, a. 1740, fol. 802t; ivi, Notai, Onofrio dello Jacono, v. 9345, a. 1737, fol 45; FIENGO-GUERRIERO 2002, pp. 608-609; PARENTE 1858, p. 28). Alcuni studiosi hanno individuato la casa della famiglia d’Uva nella parte nord-orientale del lotto occupato dal complesso, che era stata costruita dopo aver acquistato la residenza di Girolamo Dragonetto nel 1664 (ASCe, Notai, Matteo Bocchino, v. 4810, a. 1708, fol. 64, Ivi, Giovanni Melorio, a. 1751, fol. 289; FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 609).
In seguito, il Conservatorio venne “dichiarato e riconosciuto” da D. Giovanni de Ponte, vicario generale del vescovo Nicolò Spinelli il 17 maggio 1739, data in cui vi risiedevano già dodici donne (PARENTE 1858, p. 28).
La chiesa conserva un vano ipogeo che era un antico scolatoio, ovvero un ambiente sotterraneo utilizzato anticamente dalle suore per la preparazione delle salme. Al suo ingresso si conserva una lapide che reca la data 1782 (DI GRAZIA 2020).
Sono molto poche le notizie che riguardano le vicende costruttive del complesso. Tuttavia, dalla lettura dello stesso manufatto si evidenzia che vi furono effettuati diversi interventi nei secoli successivi, gli ultimi dei quali realizzati nel XX secolo, come il soffitto e la cupola (CECERE 1998, p. 207), su cui è conservata l’originaria lanterna barocca.
Dopo il terremoto del 1980, venne effettuato un intervento di ripristino funzionale poco attento ai valori di massa e chiaroscurali (FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 610).
Negli ultimi decenni fu adibito a sede del Liceo artistico, subendo molti adeguamenti per adattarlo alla nuova funzione (AMIRANTE 1998, p. 16). Infatti, la parte settentrionale venne sopraelevata di un piano, mentre nei “moduli orientali” si notano le tracce dell’originario granaio, illuminato da finestrini arcati. Nel fianco sud-est del chiostro è stato costruito un “nuovo volume in c.a. di due livelli” (FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 609).

C. DESCRIZIONE ARCHITETTONICA
La chiesa di piccole dimensioni è ad aula unica con una cappella per lato e transetto con bracci di diverse dimensioni. Sulla crociera, attraverso pennacchi di raccordo, si imposta la cupola realizzata nel XX secolo, che conserva al suo esterno il bel lanternino dalle volute barocche. La navata è coperta da un cassettonato ligneo a motivi geometrici e floreali che ospitano, racchiusi in cornici mistilinee, due dipinti con puttini che reggono cartigli, mentre in quello centrale di dimensioni più grandi, sono raffigurate Sant’Anna e la Madonna bambina.
Dalla lettura della fabbrica del Conservatorio si nota che non corrisponde ad un unico programma costruttivo, infatti, i due livelli del porticato, con arcate policentriche sostenute da robusti pilastri in muratura, si interrompono nell’area sud-est. Nel complesso si conserva anche la scala aperta verso il cortile con rampanti, rifatti in epoca successiva, ampie arcate e balaustre in murature traforate con motivo mistilineo simile a quello del chiostro. Salendo le rampe si possono osservare i pilastri tardo-barocchi in piperno, le ringhiere di quadrelli e sulle pareti, in corrispondenza dei ripiani, i dipinti a carattere sacro. Si conservano anche degli ingressi secondari al convento lungo via del Presidio, di cui uno molto rovinato in tufo giallo, con arcone a tutto sesto decorato a bugnato e dentelli. L’altro, invece, conserva solo una parte degli originari piedritti di piperno, che si concludono con una trabeazione in muratura ad angoli smussati, probabilmente frutto di un restauro di epoca successiva. In alto, è sormontato da una cimasa mistilinea impostata su “mensoloni strigilati” che inquadrano un oculo affrescato. Il portale richiamerebbe, secondo alcuni studiosi, quello dell’ingresso al Ritiro dell’Immacolata e San Vincenzo Ferreri a Napoli, opera di Bartolomeo Vecchione nel 1751-52 (FIENGO-GUERRIERO 2002, p. 609).

 

 

               

 

Bibliografia:
GAETANO PARENTE, Origini e vicende ecclesiastiche della città di Aversa, v. II, Tip. Cardamone, Napoli 1858
GIOSI AMIRANTE, Aversa. Dalle origini al Settecento, ESI, Napoli 1998
TIBERIO CECERE, Aversa. La città consolidata, ESI, Napoli 1998
GIUSEPPE FIENGO-LUIGI GUERRIERO, Il Centro storico di Aversa, Tomo I-II, Arte Tipografica Editrice, Napoli 2002
Chiesa e Convento di Sant’Anna, in RUBRICA – AVERSA DELLE CENTO CHIESE, (a cura di Paolo Di Grazia), del 28 settembre 2020 su http://www.centrostudinormanni.it/2020/09/28/chiesa-e-convento-di-sant’anna/